Riconversione green in azienda? Ecco come fare.

Qualsiasi tipo di approccio efficace alle tematiche della sostenibilità ambientale che coinvolga attività produttive, soprattutto le più classiche e consolidate, non possono prescindere da due fattori fondamentali: 1) i costi di riconversione; 2) un progetto credibile e ben strutturato.

I due fattori sopra citati non sono per niente banali, e la loro errata valutazione può determinare non solo l’insuccesso dell’iniziativa, ma compromettere addirittura il suo stesso avvio.

Potrà sembrare contraddittorio, persino paradossale, ma non basta avere l’idea, anche intimamente sentita, di trasformare la propria azienda da “normale” a “virtuosa”, per quanto attiene il contenimento delle emissioni di carbonio, bensì sono necessarie molte risorse, in quanto la riconversione è un processo costoso, sia dal punto di vista dell’impegno, sia dal punto di vista economico.

Il nostro intento è di indicarvi una via economicamente sostenibile per ottenere risultati concreti.

Nel precedente articolo “Vuoi esportare in Europa e nel mondo? Pensa (e produci) green” affermavamo che in fondo è molto più facile creare una start up green che trasformare un’azienda che produce da decenni in modo convenzionale.

La «scossa green»

Questa prospettiva è sicuramente frustrante, soprattutto se siamo animati da un vero sentimento nei confronti dell’ambiente.

È un po’ come se noi fossimo prigionieri di noi stessi: abbiamo gioito, guadagnato, lavorato, siamo cresciuti, abbiamo esportato, il tutto non curandoci molto delle conseguenze, e ora «non ci stiamo più dentro», ma siamo costretti, nostro malgrado, a conviverci.

Ci sono due fattori che determinano la “scossa green”: uno è la necessità, caso tipico di chi osserva che il mercato sta cambiando e che ci suggerisce di far evolvere la nostra azienda in una direzione di maggior sostenibilità e l’altro è la sensibilità del singolo imprenditore o del management, che decide che sia arrivata l’ora di contribuire a sviluppare un processo produttivo più sostenibile.

In entrambi i casi, l’azienda, il brand, necessiterà di un nuovo posizionamento strategico.

A partire da questo articolo vorrei suggerire un percorso concreto, sostenibile dal punto di vista degli investimenti, per determinare anche nella vostra azienda, ma oserei dire, in tutte le aziende, una possibile evoluzione in chiave green.

Un percorso virtuoso

In pratica, questa visione suggerisce l’idea che un percorso da un punto X a un punto Y, in un determinato periodo di tempo, seguendo delle tappe pre-determinate, sia di gran lunga preferibile e apprezzato dagli Stakeholder rispetto all’immobilismo o, al contrario, alla completa e rapida riconversione dell’azienda, affrontando non solo notevoli investimenti ma anche notevoli rischi.

Entrambi questi atteggiamenti estremi a mio avviso non sono opportuni.

Un altro vantaggio che il percorso virtuoso sopra descritto può offrire, e che tutti gli imprenditori farebbero bene a considerare, riguarda l’atteggiamento dei cosiddetti Stakeholder, cioè di tutti gli attori interessati ai nostri prodotti o alla nostra azienda.

Infatti, l’evoluzione green di un’azienda può e deve essere sostenuta anche da coloro i quali gravitano attorno alla nostra attività: primi fra tutti, i fornitori di materie prime, ma non trascurerei anche l’apporto dei clienti, fondamentale per dare ali al progetto.

Gli esempi in questo senso sono infiniti, ma possiamo riassumere il concetto in questo modo: «per dar origine a un processo produttivo più sostenibile non si può non tener conto dell’intera filiera in cui esso si sviluppa, filiera che parte dalla materia prima, passa attraverso le fasi della trasformazione produttiva, incluse la fasi di imballaggio e trasporto, per terminare nella gestione accurata e eco-sostenibile dello smaltimento a fine vita.»

Non considerare con attenzione tutta la filiera significa la perdita di efficacia della nostra azione, con tutte le conseguenze del caso.

15 passi verso la riconversione

Affronteremo dunque nei prossimi articoli il nostro percorso di riconversione, lenta (forse) ma inesorabile (sicuramente), verso una situazione di sempre maggior sostenibilità, analizzando a fondo, uno ad uno, quelli che noi chiamiamo “fil vert” (libero adattamento in chiave green del più famoso “fil rouge”):

  • Il Progetto preliminare, perché senza quello non è possibile iniziare il percorso;
  • I Fornitori / gli Stakeholder, che sono i primi a dover essere coinvolti;
  • Le Materie Prime, la cui provenienza deve essere certificata;
  • Il Processo Produttivo, la filiera, che rappresentano la parte più critica, ma anche quella più stimolante;
  • Le Persone, perché non si può parlare di ecologia se non poniamo la giusta attenzione al capitale umano;
  • I Comportamenti Virtuosi, dentro e fuori l’azienda;
  • Il Recupero e il Riciclo dei materiali di scarto, praticamente l’ABC del processo;
  • Le Fonti Energetiche Rinnovabili, facendo chiarezza sull’argomento;
  • Il Packaging, sempre più importante, vista l’evoluzione della distribuzione;
  • la Nuova Linea di prodotti green, perché è meglio partire da un prodotto, che non partire per niente;
  • I Trasporti, mai abbastanza green;
  • Il Recupero e Riciclo dei prodotti a fine vita, uno dei veri obiettivi virtuosi di tutto il percorso;
  • Il Riposizionamento Strategico, perché dobbiamo continuare a vendere i nostri prodotti;
  • Il CSR (Corporate Social Responsibility), perché il nostro senso di responsabilità è nei confronti di tutti;
  • Il CRM (sostegno a progetti sociali o ambientali – Cause Related Marketing), perché il marketing ci aiuta a condividere le nostre scelte con il pubblico;
  • Il Bilancio Ambientale e il Bilancio Sociale, strumenti divulgativi essenziali per fissare i passi realizzati e da realizzare e comunicare le nostre attività agli Stakeholder.

Alla fine del percorso sarà più chiaro a tutti che la riconversione dalla propria attività produttiva in un ambito di maggior sostenibilità non è un obiettivo irraggiungibile, né appannaggio solo di “altri”, ma alla portata di tutti, ovviamente nei limiti che ogni settore o processo produttivo ci possa consentire di ottenere.

Avere la sensibilità giusta nei confronti dell’ambiente è un buon punto di partenza, ma avere la certezza che ognuno di noi può contribuire al risultato finale è decisamente più motivante.

Questo è il valico che vorremmo aiutarvi a superare.