coronavirus: Boris Johnson e “immunità di gregge”

La decisione del premier britannico Boris Johnson sull’immunità di gregge è la prima vera decisione politica che sia stata presa in occidente a seguito dell’epidemia da Covid-19.

In realtà, in termini generali, la prima decisione politica fu presa in gennaio dalla Cina, che per preservare la propria immagine e soprattutto il proprio piano di espansione commerciale, decise di gestire con fermezza e non di lasciare correre l’espansione del virus, oltre che di annunciare al mondo l’imminente problema.
Trump è stato tentato di fare come Boris Johnson ma ha dovuto rientrare subito nei ranghi, perché sotto elezioni (che perderebbe se lasciasse andare il problema) e per delle evidenti ripercussioni economiche e geopolitiche (se gli si ammala l’esercito diventerebbe troppo vulnerabile e soprattutto troppo debole all’estero).

Dunque, solo Boris Johnson ha preso una decisione politica, controcorrente, per certi versi coraggiosa, decidendo di lasciar sfogare l’epidemia.

«Brexit docet»

La vera motivazione è dunque la Brexit, la cui attuazione comporta delle ripercussioni molto delicate per l’UK:

  • Desiderio di secessione da parte di Irlanda e Scozia: il Coronavirus obbligherà “forzatamente” tutti a rimanere uniti;
  • Nessun aiuto dall’Europa, con inoltre una notevole somma da ritornare: necessità di contenere i costi non previsti;
  • Grande «boost» per la produzione interna; presto i confini verranno chiusi e la Gran Bretagna sarà veramente isolata dal resto del mondo;
  • Londra è uno dei punti nevralgici dell’economia mondiale; questa attività è sostanzialmente virtuale; probabile anche una certa leva negoziale in mano a Boris Johnson nei confronti di grandi aziende e grandi investitori a livello mondiale.

Ne ho messi in fila 4, ma ci sono sicuramente altre motivazioni che riconducono sempre alla stessa natura.

Il cinismo che si potrebbe nascondere dietro questa decisione è comunque ragguardevole.
I dati statistici affermano che una certa prevalenza di decessi avvenga a partire dalla 3^ età, che è la fascia di popolazione più favorevole alla Brexit; la decisione di lasciar sfogare il virus sembra come se, ora che l’operazione Brexit è compiuta «… Vi ingrazio, ma non ci servite più, noi dobbiamo andare avanti…».

Tra le due opzioni è di gran lunga preferibile proseguire con una popolazione più giovane e motivata, che una popolazione inattiva, costosa da curare e da sostenere.
Ci rinfranca il fatto che il premier britannico abbia comunicato subito dopo l’invito alla popolazione dai 70 anni in su di mettersi in quarantena per 3 / 4 mesi.

Cinismo e umanesimo a confronto

La scommessa sulla riduzione della viralità dell’epidemia nel periodo estivo è parte della decisione, e questo, se avvenisse, potrebbe riequilibrare le sorti con il continente europeo; c’è tuttavia troppo tempo davanti a noi prima che ciò possa avvenire; nel Regno Unito la situazione sarà presto veramente critica.

La maggior parte dei paesi colpiti ha preferito una scelta umana, o umanistica, se preferite.
Contenere e preservare quanto più possibile la vita umana è l’obiettivo che l’umanità si è data da sempre, ma ora tale valore è concretamente sostenibile, grazie alla scienza, e la decisione di mettere a repentaglio l’economia di interi paesi, pur di preservare la vita, è un segno sei tempi.

Boris Johnson ci sta solo dicendo che non è ancora arrivato il momento per questo, che l’umanità non è ancora pronta per dare senso compiuto a questo disegno, e che molti esseri umani dovranno essere sacrificati su questo cammino.

Finisco col rammentare che da noi la crisi è solo all’inizio, e che le nostre abitudini saranno soggette a grandi cambiamenti per un lungo tempo.
Quando la curva comincerà a scendere saremo solo all’inizio.
Se dovessimo mollare torneremmo in breve tempo al punto di partenza; questa, in fondo, è la nostra scommessa.  

Il parere di un amico Medico

Uno scambio di vedute su questo tema con un amico di lunga data, compagno di Liceo, il Dott. Giuseppe Martinotti, medico di base che opera in Lomellina, decisamente in prima linea per il «triage» del Coronavirus, a cui tutti si rivolgono in prima battuta per avere riscontri, ha reso possibile una testimonianza lucida e autorevole sulla situazione, vista dal punto di vista di chi per professione e per professionalità ha deciso di fare la sua parte per contrastare la diffusione del virus e aiutarci a combattere.

Ve la propongo in versione integrale.

Caro Alberto, la tua disquisizione è ricca di spunti interessanti.

Si potrebbe parlare per ore di questi temi, e sarebbe molto bello e interessante; trovo il tuo discorso stimolante da un punto di vista intellettuale e filosofico, soprattutto se si trattasse di accadimenti non attuali, cioè riferiti a eventi del passato e rivisitati alla luce del senno del poi, o ipotetici.

Ma qui no, La situazione è reale e in rapida e drammatica evoluzione, ed è anche una situazione del tutto nuova.
Per le epidemie del passato, spesso molto più pericolose e devastanti di questa, non c’erano armi di contrasto disponibili.
Solo l’isolamento e le preghiere; oggi qualche freccia ai nostri archi l’abbiamo, si tratta di saperla usare al meglio.

Come ho già avuto modo di dire: «Quanta gente ho visto cambiare radicalmente idea non appena il fuoco gli ha bruciato i peli del culo.»

A Boris Johnson accadrà esattamente la stessa cosa.

Quando i casi di polmonite aumenteranno in Gran Bretagna e si intaseranno gli ospedali di gente che non respira più, se non sarà la sua paura, sarà quella dei parenti e conoscenti, suoi e delle persone che contano, a fargli cambiare rapidamente idea.
Neppure la Cina, che è una ferrea dittatura, ancorché agevolata in un agire perentorio, dal fatto di avere una popolazione abituata ad eseguire e obbedire alla lettera i dettami del potere, ha scelto quella strada.

La Gran Bretagna, seppure meno allineata al sentire latino, è pur sempre una democrazia occidentale, dove le persone non possono essere tenute all’oscuro di tutto e dove, all’occorrenza, tramite la stampa indipendente o anche semplicemente attraverso i social, sarebbero in grado di far sentire la propria voce.

Quindi, quando le rianimazioni saranno completamente occupate, e questo in una politica di non contenimento avverrebbe ancora più rapidamente e massicciamente che da noi, cosa farà delle persone che improvvisamente hanno gravi difficoltà respiratorie?
Le convoglierà in apposite strutture dove possano morire senza pesare sulla collettività?
Le farà sopprimere per ridurne le sofferenze e lo spreco di farmaci costosi?
O le lascerà morire comodamente a casa loro? … Perché questo significa la politica di gregge.
Che potrebbe anche essere presa in considerazione per l’influenza stagionale o anche per altre forme di malattie per cui ormai vacciniamo di fatto obbligatoriamente tutti i bimbi da anni.

Non per il coronavirus.

Nel mio lavoro ho visto la morte in faccia tante e tante volte. Ma credetemi: la morte peggiore è quella di chi muore soffocato, lucido.
E questo è quanto avviene nella polmonite interstiziale bilaterale da Coronavirus … È come l’edema polmonare acuto. Ma per quello ci sono farmaci efficaci e un discreto margine terapeutico se le condizioni del paziente non sono troppo compromesse.

Nella polmonite da Coronavirus esiste solo la rianimazione cardio polmonare col respiratore automatico previa intubazione.

Se Boris Johnson perseguisse nella sua nefanda idea, non tarderebbero a palesarsi racconti e filmati di quelle morti e a quel punto credo che per lui si profilerebbero solo due possibilità: scappare a gambe levate o autoeliminarsi.

Queste sono le mie riflessioni.

Se proseguirà il dibattito sull’argomento mi farà piacere contribuire, ma temo che non riuscirei a partecipare, per mancanza di tempo; ma leggerò senz’altro con piacere le vostre considerazioni.

E poi ancora ringrazio chi usa ironia e posta cose divertenti. È giusto sdrammatizzare e noi italiani credo siamo artisti in questo.

Però, quando tutto questo sarà finito, avremo imparato molte cose e molte di queste non dovremo dimenticarle.

Un caro saluto, Giuseppe