Intelligenza Collettiva in Azione

Il tema è molto intrigante e coinvolgente, sa di modernità, attualità e lungimiranza, e si rivolge ai manager, per progetti “convergenti” e alle aziende, per progetti “integrati”.

Suggerisce un approccio al management non necessariamente rivoluzionario, ma nuovo nella sua declinazione e, soprattutto, nella sua definizione, estremamente attuale, post moderna, “economicamente sostenibile”.

Lo spunto ce lo da un articolo online apparso su “Journal du Luxe”, in cui si afferma che lavorare su progetti utilizzando la tecnica dell’intelligenza collettiva porta dei sicuri vantaggi alle aziende che lo adottano.

L’articolo finisce con una massima e una raccomandazione:

  • «C’est dans l’action que l’on apprend le plus.» E’ nel fare le cose che si impara di più.
  • «Il reste nécessaire de bien fixer les règles de base et de formaliser les objectifs globaux et individuels en amont. L’horizontalité est de mise, il faut savoir laisser les égos de côté et donner sa place à chacun.» Rimane necessario prima di tutto fissare delle solide regole di base e di formalizzare gli obiettivi generali e individuali. L’orizzontalità è di scena, bisogna lasciare l’ego da parte e dare spazio a ognuno.

Entrambe le affermazioni si adattano perfettamente al Temporary Management, per questa ragione ritengo che sia opportuno prendere spunto da queste affermazioni e cercare delle affinità elettive e un avvicinamento strategico al tema dell’intelligenza collettiva.

L’articolo cui facciamo riferimento è incentrato sulla cosmetica, sui profumi in particolare, e rappresenta delle esperienze recenti tra attori dello stesso settore (aziende non concorrenti tra loro, ma complementari), che invece di lavorare separatamente, avendo come unificatore l’azienda committente, ad esempio una sul contenuto, una sul packaging e una su nome e comunicazione, si sono messi a progettare insieme sin da subito determinati prodotti che poi, inevitabilmente, li hanno condotti molto più lontano, ottenendo nella pratica un grande successo di pubblico.

Temporary Management e Intelligenza Collettiva

Traghettiamo ora nel Temporary Management il concetto di intelligenza collettiva, e vediamo cosa potrebbe succedere, o già succede, in parte, verrebbe da dire.

Nel Temporary Management associativo ognuno mette a disposizione degli altri il proprio know how; gruppi eterogenei di manager si confrontano per determinare una sintesi su determinati argomenti, a beneficio di tutti.

Non ci sono altri fini se non la passione per il lavoro, la cultura, il senso di appartenenza al gruppo, il sostegno al progetto dell’associazione, offrendo tempo prezioso.

Certo, la possibilità di ottenere visibilità personale è un ulteriore movente, ma non c’è nulla di male, anzi.

Il lavoro svolto nelle missioni in team, in luogo del lavoro del singolo Temporary Manager free lance, attiene anch’esso ad una evidenza di intelligenza collettiva.

Nei progetti in team vengono coinvolte diverse figure manageriali, complementari e utili per velocizzare e rendere più efficace il progetto, a beneficio del committente.

Quindi sembrerebbe che in questi casi appena descritti il concetto di “intelligenza collettiva” sia solo una bella definizione, che forse varrebbe la pena di adottare, ma per cose che nella nostra vita quotidiana già accadono e che detto in modo più “vintage”, si potrebbero definire “lavoro di gruppo”, “lavoro in team”.

Nulla da eccepire. È solo una bella definizione di un fatto che esiste da sempre, anche se l’aggiornamento del modus operandi, delle regole di ingaggio, rispetto all’esperienza Temporary, potrebbe essere una suggestione da riconsiderare in chiave moderna.

La scommessa è mettere insieme le aziende

Non ci resta dunque che tornare all’articolo, e agli esempi in esso contenuti, che non si riferiscono a gruppi di manager ma a gruppi di aziende.

Questo sì che è oggettivamente un po’ più difficile da realizzare, diciamo più “sfidante”.

Vi vedete voi spiegare a un possibile committente che la vostra proposta prevede di invitare al tavolo della progettazione l’azienda X o Y, in nome dell’intelligenza collettiva?

Con tutta la ragionevole diffidenza, anche culturale, che contraddistinguono le PMI italiane e i loro imprenditori il compito sembra davvero arduo.

Ma proviamo a metterla così; a missione iniziata, una volta superata la prima fase, dove la fiducia nella capacità del manager non sembrano più messe in discussione, potrebbe essere interessante proporre un approccio da “intelligenza collettiva”, sia nell’inserire altri manager (vedi missioni in team), sia nel farsi promotori di progetti tra aziende complementari, solitamente a beneficio di aziende clienti del committente, in collaborazione con altri fornitori dello stesso cliente.

Nel caso della cosmetica descritto all’inizio dell’articolo, partendo da una richiesta del committente di studiare un nuovo profumo, se si mettono insieme il produttore di essenze, il produttore del packaging e l’agenzia di comunicazione, insieme al cliente, in un unico gruppo di lavoro, il risultato non può che essere potenzialmente molto buono.

Il Temporay Manager si farebbe promotore della costituzione di un gruppo di lavoro, fatto di persone e manager accomunati da unico obiettivo, ovvero gruppi di lavoro che si creano e si sciolgono a seconda del progetto.

Inutile dire, che in presenza di un modus operandi così evoluto, le connessioni virtuose che potrebbero crearsi sarebbero per tutti gli attori molto interessanti.